Il giorno dopo, spalata la neve dalla macchina, tocca a noi migrare come un tempo facevano le Gru (ora, almeno in Giappone, prettamente stanziali), costeggiando il sud-est dell’isola in direzione di Cape Kiritappu, tappa intermedia dello spostamento odierno.
Il paesaggio che ci si presenta davanti rimarrà impresso per sempre nella mia mente: un promontorio innevato che si protende nell’oceano Pacifico in tempesta, sotto un cielo pumbleo e la nevicata in corso...la sensazione di essere davvero “ai confini del Mondo”, che poi è il significato di Shiretoko, la meta finale odierna, nel linguaggio dei nativi Ainu.
In questa cornice meravigliosa scorgo, in mare, un piccolo stormo di venticinque Orchetti marini americani (Melanitta americana), svernante diffuso lungo le coste di Hokkaido, mentre attorno al capo volano alcuni Gabbiani dorsoardesia (Larus schistisagus), surfando sul forte vento che soffia da nord.
Poi, a sorpresa, lungo la scogliera si stagliano due sagome di rapaci, che avvicinatisi quanto basta per una foto documentativa risultano essere due meravigliose Poiane calzate (Buteo lagopus).
Così, dal nulla e del tutto inaspettati, tre meravigliosi lifer in un colpo solo!
Lasciando Kiritappu, nel vicino e omonimo paese, un Nibbio Bruno (Milvus migrans lineatus, ci sono discussioni secondo le quali possa essere una specie a se, in inglese chiamata Black-eared kite) sorvola le piccole e molto nordiche case.
Anche in questo caso si tratta di una specie molto diffusa in tutto il Giappone, talvolta molto abbondante, specie più a sud.
Orchetti marini americani (Melanitta americana)
Gabbiano dorsoardesia (Larus schistisagus)
L’itinerario prosegue adesso lungo la costa orientale di Hokkaido e, all’altezza della cittadina di Shibetsu, ci accorgiamo di cosa ci aspetta.
Innanzitutto l’oceano è ricoperto dal pack, spinto fin qui dalle correnti e proveniente dalle coste russe, che crea un meraviglioso effetto “artico” che difficilmente rivedrò altrove (Hokkaido è il posto più a sud della Terra in cui vedere il pack).
In secondo luogo, gli alberi lungo la costa sono popolati da meravigliose Aquile di Steller e Aquile coda bianca, che qui in inverno trovano il loro paradiso.
Aquila di mare di Steller (Haliaeetus pelagicus)
Questo scenario ci accompagna fino a Rausu, nel Parco Nazionale di Shiretoko, meta finale della tappa odierna.
Rausu significa due cose dal punto di vista ornitologico: le già citate aquile e il misterioso e rarissimo Gufo pescatore di Blakiston (Bubo blakinstoni).
Poco fuori dalla cittadina, infatti, i naturalisti locali seguono una coppia di questo rapace incredibile, che nidifica e si alimenta lungo un torrente incastrato in una scura e stretta valle e che d’inverno non ghiaccia, requisito fondamentale alla sopravvivenza di questa specie.
Qui è stato allestito un capanno fotografico che si avvale di un sistema di luci studiato apposta per non infastidire gli strigidi.
In questo capanno è tassativo arrivare prima del tramonto per evitare di creare fastidio agli animali, per cui di corsa, lasciate le valigie in albergo, mi ci precipito.
Colpo di fortuna: nel giro di un’ora il maschio della coppia viene a cacciare due volte, la prima volta portando il pesce alla compagna (che a quanto capisco dal sempre difficoltoso dialogo con i locali dovrebbe essere nel nido), la seconda pescando ben due pesci contemporaneamente, uno mangiato in loco e l’altro nuovamente trasportato alla partner.
Gufo pescatore di Blakiston (Bubo blakinstoni)
L’arrivo e il momento in cui scompare nella stretta e innevata valle rimarranno impressi nella mia memoria come uno dei momenti più emozionanti trascorsi in natura.
La sopravvivenza della specie è però a rischio: in Giappone sono in atto sforzi tesi al mantenimento dell’habitat, fatto di torrenti e foreste mature, la cui perdita è la ragione principale del declino del Gufo, che oltre all’Hokkaido (sottospecie nominale) nidifica anche nella vicina Russia (Sachalin, Siberia orientale), Corea e Cina orientale.