Ci inoltriamo in uno stretto viottolo di campagna. L’ambiente è arcadico: siepi ai lati, boschetti, piccoli frutteti. L’aria è tiepida, piacevole. Su tutto il melodico canto degli uccelli. Procediamo lentamente, passando meticolosamente al binocolo la campagna. Davanti a noi il sentiero prosegue diritto, in leggera salita, per poi sparire in un bosco. Proprio da li, d’un tratto, sbucano due contadini a cavallo di un piccolo trattore. Il fragore dei cingoli ci fa voltare da quella parte. Anche loro ci vedono e subito sembrano allarmati. Noi siamo in sette ed in completa "tenuta da combattimento". L’idea che possiamo incutere un qualche timore, però, non mi sfiora neppure per un attimo. Forse, mi dico, i due non gradiscono l’invasione da parte di estranei nel loro terreno, si sa come sono certi contadini…
I due gruppi avanzano uno verso l’altro: ci studiamo. Mi sovviene, riadattato, un possibile dialogo:
“Mi scusi, questo sentiero porta a Momperone?…” “Monte..che?…non lo so signore, di qua si va a FRITTOLE!” “Già, molto interessante! Scommetto che siamo nel 1492!” “Sissignore” interviene il secondo contadino, stupito, “quasi Milleccinque!”
Arriviamo a ridosso del trattore e l'anziana signora alla guida, visibilmente spaventata, spegne il motore e ripete con voce struidula "Cus l’è success! Cus l’è success !? “
E’ un attimo e la mia mente parte con un flash Manzoniano, dove la contadina è don Abbondio: "....L'abito, il portamento, e quello che, dal luogo ov'era giunto il curato, si poteva distinguer dell'aspetto, non lasciavan dubbio intorno alla lor condizione. Avean tutti, appesi ai colli, neri binocoli cascanti sui petti, come collane, e sulle spalle, a mò d’ alabarde, lunghi treppiedi lucidi, e a quelli attaccati enormi cannocchiali d'aspetto minaccioso. Dalle giubbe rigonfie facean capolino libri da campo a mostrar rilegature logore di scontri ed alle cinte appese stavan le sacche ed in quelle custodite le digitali, venute dall'oriente. Sotto le giacche ampi e gonfi calzoni, discreti nelle tinte: il cellulare, il manico di un coltellaccio, e, infine, robusti gli scarponi: ..... a prima vista si davano a conoscere per individui della specie de' bravi ........"
Ritorno in me e faccio per rassicurarli (gli uccelli, la bellezza della natura, eccetera eccetera) quando, a bruciapelo, Alessandro se ne esce con l’antichissimo: - “O la borsa o la vita!” - Lo dice con il sorriso sulle labbra ma lei, nel dubbio, replica: - “Soldi non ne abbiamo… Se volete potete prendervi il trattore..” - “Buona donna, il mio nome è Hood, Robin Hood, della foresta di Sherwood !” mi verrebbe da risponderle - “ e questi sono i miei compagni d’avventure. Non abbiate timore, noi non rubiamo nè ai ricchi nè ai poveri!” -
Invece le spieghiamo che siamo in giro a guardare uccelli e abbiamo la netta impressione, esperienza comune tra i birders, che i due ci guardino con un misto tra incredulità e curiosità. Per loro li di uccelli proprio non ce ne sono. Con tutte le nostre strane attrezzature poi, forse ci vedono un po’ come marziani… …alieni…
-“Signor Spock, può chiedere all’Enterprise i risultati dei rilievi termici su questi due soggetti?”- -“Già fatto Kirk, sono contadinodi terresti, innocui, …anzi, direi piuttosto impauriti!”- -” Molto bene……Signor Sulu, ci sono tracce di Sturnus roseus sugli scanner?”- -“ Negativo, comandante, però riceviamo segnali di Emberiza melanocephala, oltre la collina”- -“Magnifico, allora procediamo con la missione”- Il nostro mondo di birdwatchers telematici somiglia è un po’ a quelli di Star TreK. Anche noi siamo dei viaggiatori di universi paralleli. Abbandoniamo periodicamente le nostre realtà, più o meno tecnologiche, per calarci in altre dimensioni, a volte naturali, a volte manomesse dall’uomo, spesso antiche ed affascinanti, quasi sempre interessanti ai nostri occhi di birdwatchers. Quante volte ci succede, sul campo, di incontrare persone appartenenti a mondi differenti, spesso così lontani dal nostro. In tutti c’è curiosità e sorpresa per questi “birders” che sembrano vedere un mondo che… “non c’è”.
Un saluto, ed il trattore, con i suoi passeggeri rinfrancati, riprende traballante la sua discesa fatta di cigolii. Noi ci incamminiamo verso la cima boscosa della collina ma, prima di entrarvi, mi giro indietro e incontro ancora lo sguardo della contadina. -“Strana gente”- starà pensando. Le sorrido ed alzo un braccio in segno di saluto. In fondo…chi siamo noi, veramente? Forse solo una piccola, eterogenea, armata Brancaleone: Il cuore sempre in cerca di un paio d’ali ………..e troppi sogni dentro agli occhi.
(E.Critelli)
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