L’est e il sud
Archiviato Myvatn, ci dirigiamo verso est.
Il viaggio è sulla carta privo di zone per osservazioni ornitologiche, ma riesco comunque a mettere in cascina delle specie che mi mancavano.
Nelle lande brulle intorno alla gola basaltica di Hafrahvammagljúfur, parecchi stormi di Zigolo delle nevi (Plectrophenax nivalis) si preannunciano con il loro richiamo.
Avrei voluto avere occasione di fotografarli, come tutti gli Zigoli mi affascinano, ma l’attrezzatura è in macchina a causa del dislivello per andare a vedere la gola (sono uno sfaticato, lo so), quindi mi accontento di vederli: ovviamente quando sarò pronto, non si faranno più vivi per tutto il viaggio.
La seconda specie che mancava all’appello è l’altro rapace diurno presente sull’isola, lo Smeriglio (Falco colombarius).
Le modalità di osservazione però fanno sorridere.
In pratica...stavamo per investirlo.
Nessuna leggerezza da parte nostra sia chiaro, semplicemente il nostro amico era talmente impegnato ad inseguire una preda che ci è sbucato improvvisamente davanti al parabrezza, mentre percorrevamo la strada intorno al lago Lagarfljót.
Inutile dire che anche in questo caso fotografie zero, ma emozione tanta e anche un po’ d’ansia!
Da lì procediamo verso sud-est, tagliamo l’interno, per poi sbucare vicino al fiordo di Berufjordhur, paesaggi mozzafiato ma uccelli zero.
Ricompaiono sul fiordo, naturalmente, gli Edredoni.
La meta finale odierna è Hofn, piccola (ovviamente) cittadina di pescatori situata su una stretta penisola.
Prima di arrivarvi però, lungo la strada costiera, c’è una laguna (scopriamo poi essere la riserva naturale di Hvalnes) in cui già da distante si distinguono una miriade di puntini bianchi, che poi si rivelano essere Cigni selvatici.
Decidiamo di fermarci.
Cigni selvatici
Oltre ai cigni, contro il cielo plumbeo vedo uno strano volo di uccelli acquatici, sembrano gabbiani ma volano in modo diverso, dal mare si dirigono verso le ampie scogliere sovrastanti.
Ovviamente sono Fulmari (Fulmarus glacialis), e il sud dell’Islanda, a differenza del nord, ne è pieno.
Un uccello affascinante per quanto mi riguarda, sarà perché sin da piccolo l’ho sempre associato al grande nord, anche se poi ho scoperto esistere volatili più nordici (ma vallo a spiegare alla fantasia di un bimbo).
Questo fascino del Nord l’ho sempre subito e lo subisco tuttora, e un altro animale che da piccolo, davanti ai miei primi libri di ornitologia, mi ha sempre colpito è l’Oca facciabianca (ricordo ancora un disegno visto su un libro di uno stormo di Oche facciabianca in volo...vedi un po’ che scherzi fa la memoria visiva!).
Manco a farlo apposta, un po’ defilate sulla spiaggia tra laguna e mare, eccole, proprio loro, le Oche facciabianca (Brantanleucopsis), in sosta migratoria (svernano più a sud).
Una bella sorpresa, avvolte nella nebbiolina che nel frattempo si è alzata poi hanno ancora più fascino.
Oche facciabianca
Con questo avvistamento termina la giornata on the road.