Primi due giorni: dall’ovest al nord, passando per i fiordi
La prima tappa del viaggio prevede lo spostamento dai dintorni della capitale verso la penisola occidentale di Snæfellsnes, con destinazione finale la cittadina di Stykkisholmur.
La prima cosa che incontriamo sono le pecore.
In Islanda le pecore, non avendo predatori (l’unico carnivoro è la piccola Volpe artica), vengono lasciate libere da Giugno a Settembre/Ottobre: in pratica l’isola è un’enorme pascolo, e le pecore sono un po’ il simbolo nazionale, con gli abitanti che scherzano volentieri sul fatto che ci siano più pecore che uomini (è una razza importata dai primi coloni norvegesi, rimasta praticamente invariata).
La seconda cosa che vediamo sono i cavalli: anche in questo caso si tratta di una razza autoctona, poco più che un pony, che gli islandesi conservano vietando l’importazione sull’isola di altri cavalli, per evitare incroci e malattie; addirittura se un cavallo islandese viene portato all’estero, non può più fare ritorno in patria.
Ho citato questi due animali domestici subito perché sono letteralmente ovunque, quindi per ogni spostamento che leggerete sì, abbiamo incontrato tantissime pecore e tanti cavalli.
Detto ciò, la bellezza di quella parte d’Islanda lascia sconvolti, mentre ornitologicamente lungo la strada ho potuto osservare alcuni stormi di Oche selvatiche (Anser anser) e Cigni selvatici (Cygnus cygnus) intenti a mangiare nei numerosi campi, e qualche laride tra cui Mugnaiacci (Larus marinus) e Gabbiani glauchi (Larus hyperboreus), entrambi molto comuni in questa parte d’Islanda e in questo periodo (il glauco non è nidificante).
Gabbiano glauco
Numerosi anche gli individui dell’unico corvide presente sull’isola, il Corvo imperiale (Corvus corax).
La cosa che più mi ha impressionato, però, è la quantità di Tordi sassello (Turdus iliacus) che si possono vedere e sentire ovunque, dai giardini delle case ai campi di lava con qualche betulla sparsa fino ai boschi (e i boschi in Islanda sono una rarità).
Sarà che io ho un debole per il sassello, uno degli uccelli europei più belli a mio modo di vedere – gli islandesi invece lo snobbano un po’ come noi facciamo con i merli, che invece qui sono piuttosto localizzati…
Inoltre, appena fuori dalla capitale, in un campo scorgo anche alcuni Pivieri dorati (Pluvialis apricaria), uno degli uccelli simbolo dell’Islanda, amatissimo dagli autoctoni e davvero molto, molto comune come nidificante (in effetti l’isola è un unico grande habitat perfetto per la specie, e gli individui nidificanti sono più o meno il doppio degli abitanti).
Piccola digressione folkloristica: In Islanda il Piviere dorato è quello che per noi è la rondine e il suo arrivo significa primavera.
A tal proposito c’è una poesia molto famosa di Pall Olafsson, un’ode alla specie, che inizia così: “Lóan er komin að kveða burt snjóinn”, “Il Piviere dorato è arrivato a cantare via la neve”.
Ne esistono adattamenti musicali, dai più tradizionali al punk (cercate “Loan er komin” su YouTube per farvi un’idea).
E i birders islandesi fanno a gara per trovare il primo piviere dell’anno, la cui data di arrivo è calcolata in media il 23 Marzo.
Arrivati a Stykkisholmur, noto subito una Beccaccia di mare (Haematopus ostralegus) che razzola tranquillamente nei giardini di fronte alla casa che abbiamo affittato, mentre in mare scorgo alcuni Edredoni (Somateria mollissima), l’anatide più comune in Islanda.
Beccaccia di mare
E’ quasi buio, ma decidiamo di fare comunque un giro al faro, situato su un isolotto (ora trasformato dalla strada in penisola) di fronte al porto, e proprio in porto osservo la penultima specie della giornata, tre Urie nere (Cepphus grylle), ormai in abito invernale, che nuotano tra le barche ormeggiate.
Urie nere
Menzione per il fatto che anche nel porto del più sperduto paesino esiste un pannello che informa circa le presenze di uccelli più frequenti, davvero notevole come cosa.
L’ultima specie di giornata è invece un inaspettatissimo Culbianco (Oenanthe oenanthe), che svolazza sulla staccionata a pochi metri dal loft che abbiamo affittato: un migratore a lunghissimo raggio piuttosto in ritardo, ma nidificante diffuso sull’isola.