Se ti chiedi perché a questo Parco hanno dato il nome di Gran Paradiso, devi andare a constatarlo di persona. Sia partendo dal Piemonte che dalla Valle D’Aosta, l’impressione è la stessa: sembra davvero di entrare in un Eden. Il tempo si ferma e, senza neanche accorgertene, diventi un tutt’uno con la natura, ti fondi con il paesaggio, ti confondi con i fiori, voli con i gracchi. Acqua, neve, guglie, rocce, camosci, larici, genziane…è un’emozione che coinvolge tutti i sensi, che ti sorprende e ti commuove. |
Arriviamo il sabato pomeriggio, ci viene consigliato un percorso che parte nelle vicinanze di Noasca, lato piemontese del parco. Il tempo è splendido, decidiamo di salire con tutta l’attrezzatura, Niccolò ha il nuovo cannocchiale e non vede l’ora di provarlo. I primi animali che vediamo in realtà, sono ben piantati a terra, pascolano, ci studiano un attimo, e proseguono nelle loro attività. Maestoso, ha enormi corna a scimitarra, peccato però per il mantello, in muta, che gli da un aspetto decisamente spelacchiato. Rimane comunque un animale fiero, non mostra timore, anzi, ci degna appena di uno sguardo mentre risale, con agilità e potenza, il pendio scosceso.
Oramai sono quasi le otto di sera, il tempo è passato in un attimo, le cime innevate si colorano di rosa, e così, tra cascate, stambecchi, marmotte e camosci, ce ne andiamo.
Finalmente incontriamo un po’ di amici alati, tra i primi i FRINGUELLI ALPINI, poi i CULBIANCHI, i FANELLI, uno SPIONCELLO, uno splendido CODIROSSONE, i GRACCHI ALPINI, i CORVI IMPERIALI, due giovani NIBBI BRUNI, e di nuovo lui, il GIPETO. E anche qui le MARMOTTE giocano e si rincorrono. Il tempo migliora, il cielo si apre, permettendoci di ammirare le alte cime del Parco del Gran Paradiso. E’ tempo di andare, lasciamo il Parco, grati delle emozioni che ci ha fatto provare.
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