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Il Giorno del Tortolino

E' domenica sera.
Giotto, il gatto di casa, fa le fusa raggomitolato sulle mie gambe, mentre sonnecchio davanti alla televisione.
Ad un certo punto squilla il telefonino, é Rosario. Cosa faccio: rispondo?
Di solito lui ha l'abitudine di raccogliere tutti gli avvistamenti più straordinari della settimana e torturarmi, descrivendo con dolorosa precisione specie e località (sempre troppo distanti).
Con un filo di voce lo saluto e lui incalza subito: "Hai letto la mail di Carla e Rosangela? Hanno visto il tortolino sul Reixa!" 
"Cosa?!!" urlo io.
Il gatto salta giù spaventato, corro al computer, verifico e penso: "Nooo! Avevo la
mattina libera domani, ma mia sorella ha pensato bene di ammalarsi e la devo
sostituire sul lavoro! Come faccio?"
Il pensiero va a "Morinellus" e alla preghierina che gli avevo rivolto la sera prima: "Caro Maurizio, manda un piviere tortolino anche a noi, per favore!".

Ho poche ore a disposizione, prima di riprendere con il turno del pomeriggio.
Devo passare dal livello del mare fino a 900 m. circa di altitudine e da lì percorrere un sentiero per almeno una quarantina di minuti.
Chiamo Ennio, innescando una serie di telefonate a catena, forse lui ce la farà ad andare, partendo prima dell'alba.
Alle 11.00 scappo dal lavoro, un po' prima del consentito…

L'indicatore della benzina mi avvisa che sono a secco.
Apro il portafoglio e scopro che è desolatamente a secco anche lui.
Il gestore, di fronte al mio bancomat, mi fa capire con un gesto che vuole contanti. Cerco un altro distributore e questo accetta la mia carta.
Quando mi chiede quanto mettere nel serbatoio, rispondo in modo concitato: "Il pieno, il pieno!"

Mi viene in mente il rally fatto da Michele e Mario per andare a vedere un'aquila reale in nidificazione vicino ad un falco pellegrino, ed inizio anch'io a far stridere le gomme lungo la tortuosa strada del Turchino e del Faiallo, indifferente agli strapiombi e alle curve cieche.
Arrivata al parcheggio, al passo del Faiallo, mi accorgo che ho una maglia rossa, esageratamente sgargiante.
Apro il bagagliaio e trovo un piumino nero: lo indosserò quando mi troverò in prossimità del sito del Tortolino.
Quaranta minuti mi separano da lui...sono troppi!
Devo accelerare il passo.
Ai lati del bosco i cercatori di funghi si fermano per osservare quella macchia rossa che corre senza meta apparente.

Arrivo in cima, a circa 1200 m. di altitudine, mi metto il piumino, il caldo diventa quasi insopportabile, ma non posso correre il rischio di spaventare quella magnifica creaturina.
Inizio a cercare, passa una tordela mentre i culbianchi volano da una roccia all'altra tenendomi d'occhio.
Il posto dovrebbe essere quello giusto, ma niente...i minuti passano, mi prende il panico, cerco di chiamare Ennio per sapere dove l'ha visto di preciso, ma il telefono prende male: "Aiutoo! Dov'e'? "
"Cer.. tr. gli sf..l.. vici.. a.. due al.....i!!"
lui mi parla, ma non capisco niente!

Mi abbandono al suolo, il paesaggio è spettacolare: si vede il mare calmo ed immenso, e là, là c'è Portofino, e se mi giro dalla parte opposta vedo Capo Noli.
Alle mie spalle c'è la pianura e ancora oltre le Alpi e anche quella strana pietra dalla sagoma d'uccello.
Un momento....E' lui! Il PIVIERE TORTOLINO, immobile!
Deve essere già da un po' che mi sta osservando.
Ci guardiamo, i suoi splendidi occhioni neri decidono che non sono pericolosa e inizia a muoversi.
Che spettacolo!
Ora sì che posso rientrare al lavoro, stanca, ma felice.

(Gabriella Motta)

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